Armstrong-doping: Landis condannato per diffamazione all’Uci da tribunale svizzero

di Redazione
BARI (SPORTEVAI) - Non finiscono mai di placarsi le polemiche, le querele e le diffamazioni sul doping nel ciclismo e particolamente accese sono le questioni riguardanti il presunto doping di Lance Armstrong negli anni d'oro dei 7 Tour de France vinti di seguito. Tanto che uno dei corridori dell'epoca, Floyd Landis, squalificato per doping e privato della maglia gialla conquistata al Tour nel 2006, è stato condannato per diffamazione nei confronti dell'Uci (Unione Ciclistica Internazionale). I FATTI. Dopo la sua squalifica, nel 2010, Floyd Landis ha sparato a zero contro l'UCI, i suoi vertici, passati e presenti, e contro i suoi colleghi in particolare Lance Armstrong accusato di doping nei suoi anni d'oro. "Nascosto casi di doping ricevendo in cambio dei soldi, accettato denaro da Lance Armstrong per nascondere un caso di doping, protetto alcuni corridori, manipolato controlli e gare, ritardato la pubblicazione dei risultati di un test positivo di Alberto Contador, accettato tangenti". Sono solo alcune delle accuse infamanti che Landis ha attruibuito all'attuale presidente UCI, Pat McQuaid e al suo predecessore Hein Verbruggen. Ma l'ex corridore americano è andato decisamente oltre arrivando fino all'insulto: "sono corrotti, terroristi, incuranti delle regole, sciocchi, pieni di merda, pagliacci, bugiardi" e che "non sono diversi dal colonnello Gheddafi". SENTENZA, E' DIFFAMAZIONE. Un tribunale svizzero del distretto di Vaud lo ha infatti condannato per diffamazione nei confronti dell'UCI, la federazione ciclistica mondiale, rappresentata nel giudizio dai suoi due ultimi presidenti, Pat McQuaid e Hein Verbruggen. A Landis ora è vietato affermare che l'Uci, McQuaid e Verbruggen sono stati conniventi con il doping. Landis, oltre al pagamento delle spese processuali, dovrà risarcire sia l'attuale presidente che il suo predecessore di una somma pari a 8.300 euro (10.000 franchi svizzeri). UCI SODDISFATTA. Con una nota l'Unione Ciclistica Internazionale si dice soddisfatta della sentenza: "Il giudizio riafferma e protegge l’integrità dell’UCI e dei suoi presidenti [...] Le accuse infondate e mendaci sono inaccettabili e contrarie alla legge e all’Uci si difenderà sempre contro tutte le accuse di questo tipo".




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